Presentazione
Lettera del Dirigente
La Scuola Secondaria di I° grado “Tito Livio”, che dirigo dal settembre del 2012, prende il nome dal famoso storico latino Tito Livio, vissuto a Roma alla corte di Augusto nel I° secolo a.C. Il capolavoro le “Storie”, iniziato tra il 27 ed il 25 a.C., che occupò, quasi per intero, la sua esistenza, ne fa uno degli storici più famosi dell’antichità. Anche se parte della su a opera è andata perduta, Tito Livio ha trasmesso ai posteri i valori dell’antichità classica, che hanno una configurazione metastorica. Ma quali valori devono ispirare la scuola e le scelte dell’intera collettività educante del nuovo millennio? La riflessione pedagogica di J. Maritain risulta attuale e nella sua opera “L’educazione al bivio” (1943) è proprio il filosofo francese che sollecita l’attenzione dell’intera comunità educante sulla necessità di effettu are scelte formative in grado di ancorarsi ai saldi valori universali, fondanti per la persona. Tali valori si configurano nei principi dell’uguaglianza e del rispetto/tutela della diversità, della responsabilità e della coerenza, dell’amore, della tolleranza/accettazione, della giustizia/legalità intesa come equità sociale. Il nostro istituto, come scuola del nuovo millennio e come comunità educante, opera quotidianamente in tale direzione attraverso un’offerta formativa variegata, nella consapevolezza che all’interno di una società multiculturale e multietnica il recupero del valore della persona, al di là di ogni appartenenza socio-culturale, sia un imperativo formativo categorico e che educare vuol dire, anzitutto, sviluppare in ciascuno autonome capacità di pensiero, di responsabilizzazione, formare uomini integri, persone in grado di utilizzare la loro intelligenza e di esercitare la loro volontà. Educare è sostanzialmente formare nelle giovani generazioni un pensiero ispirato al sapere scientifico, ossia ad una capacità di riorganizzare il proprio apprendimento; è una formazione del soggetto che non si concentri solo sulla mente ma ne consideri anche i legami con le emozioni, le motivazioni, le relazioni intersoggettive. E’ a partire da una didattica orientata ai principi del pluralismo di stili cognitivi che è possibile sviluppare in ogni soggetto in formazione capacità in termini di creatività e criticità. La trasversalità dei nostri progetti curricolari prevede itinerari che tracciano connessioni, creano analogie e linguaggi comuni ai vari ambiti disciplinari, al fine di evitare la frammentazione del sapere. Tutto ciò si traduce nella personalizzazione dell’azione didattico-educativa all’interno di percorsi apprenditivi individualizzati.
La nostra è una scuola che accoglie, attenta alle modalità educative, che mira a creare u n “clima” favorevole, attenta all’inclusione e a quei fertili suggerimenti metodologici contenuti nel “Regolamento Le “Nuove” Indicazioni per il curricolo 2012”, nella L.53/03 e nell’autonomia organizzativo-didattica , che consente di mettere in movimento e in connessione le variabili dell’organizzazione scolastica stessa allo scopo di adattare la proposta formativa alle caratteristiche degli alunni. La nostra vuole essere una scuola attenta alle trasformazioni imposte dalla globalizzazione, ma sicuramente tesa a sostenere, attraverso il processo educativo che mette in campo, la crescita personale di ciascuno, al fine di favorire la conservazione e la rigenerazione del patrimonio culturale e civile, azione questa indispensabile e addirittura costitutiva della società civile. L’educazione si configura come un apprendistato della libertà che si realizza in tutti i momenti della vita della persona all’interno di un processo di educazione permanente.
L’obiettivo centrale è mettere il cittadino d’ Europa in grado di apprendere e saper mettere in pratica le proprie conoscenze lungo tutto l’arco della vita in una prospettiva di “istruzione continua”, lifelong learning, alla quale i sistemi nazionali dovrebbero finalizzare le singole istituzioni formative. In una scuola in trasformazione, elaboratrice dei saperi, vivaio di relazioni umane, diventa di estrema importanza attivare circuiti comunicativi interni ed esterni alla scuola, costru ire un lavoro di rete che si espliciti tra persone, associazioni ed istituzioni al fine di poter sviluppare negli insegnanti quelle competenze necessarie per ampliare gli ambiti di collaborazione e condivisione di esperienze formative. Per poter fronteggiare una società dinamica, mediatica, massificata, tecnocratica, settorializzata, la scuola, in maniera responsabile, dovrà assumersi il compito di cogliere i bisogni formativi delle nu ove generazioni, di orientare i giovani come unica possibilità di risposta alla crisi profonda indotta da complesse dinamiche sociali, dalla perdita di riferimenti ideologici e dalla frantumazione degli interessi collettivi. Può, in tale condizione di disorientamento, essere utile ricordare un aneddoto riferito ad un breve dialogo che si narra sia avvenuto tra Martin Lutero e un suo giovane seguace. A Lu tero fu chiesto: “che farebbe se sapesse che domani finisce il mondo?”. Lutero rispose: “pianterei un alberello”. Ciò potrebbe significare per chi opera nella scuola e che sparge i semi dell’istruzione e dell’educazione, in u n momento storico e sociale così difficile e in un terreno così irto di naturali resistenze, accettare l’incertezza ma senza mai cessare, responsabilmente, di pensare a coloro che sono affidati alle proprie cure. Concludendo va preso atto che la qualità dell’insegnamento e gli esiti formativi degli studenti dipendono dalla consapevolezza e dalla collaborazione di tutte le componenti coinvolte nel processo educativo (insegnanti, studenti, genitori, Dirigente e personale ATA), realizzabili mediante una partecipazione attiva, una collegialità sistemica, e, soprattutto attraverso una condivisione nei processi educativi e nelle relative decisioni.
Prof. Elena Fucci